Esclusive Davide Poletto (Foto Ivan Benedetto)


Davide Poletto (Foto Ivan Benedetto)
Pubblicato il 13 agosto, 2021 10:00 | by Michele Balossino

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ESCLUSIVO – Davide Poletto: “Alla Pro Vercelli 14 anni di grandi soddisfazioni”

PRO VERCELLI INTERVISTA ESCLUSIVA DAVIDE POLETTO / VERCELLI – Si è conclusa dopo 14 anni la lunga e positiva esperienza di Davide Poletto nel Settore Giovanile della Pro Vercelli. Una crescita costante, dall’attività di base al ruolo di Responsabile del Settore Giovanile bianco, con tanti ragazzi lanciati nel calcio dei “grandi”. Pertanto, abbiamo deciso di incontrarlo per ripercorrere questi anni pieni di successi e soddisfazioni.

 

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A DAVIDE POLETTO

Buongiorno Davide. Inizierei questa chiacchierata dagli inizi: come e quando è partita la tua esperienza con la Pro Vercelli? Tutto è iniziato alla Pro Belvedere, quando avevo ricoperto il ruolo di collaboratore nella Juniores Nazionale. Poi due anni nell’Under 17, con la quale nella seconda stagione abbiamo vinto la Coppa Allievi Professionisti. In quell’estate c’è stato il cambio di denominazione sociale e da lì è partita la mia esperienza con la Pro Vercelli di Massimo Secondo. Ho allenato ancora un po’, ma fin da subito ho ricoperto il ruolo di Responsabile tecnico del Settore Giovanile e dell’Attività di Base, con i vari Pigino, Gusella, Scaglia, Fabbrini e, infine, da solo.

Sotto la gestione di Massimo Secondo la tua è stata una crescita continua e costante: dall’attività di base fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di Responsabile del Settore Giovanile. Una bella soddisfazione. Assolutamente sì. Il Presidente Massimo Secondo mi ha da subito dato grande fiducia, così come i Direttori Giancarlo Romairone prima e Massimo Varini poi. Mi hanno valorizzato e sempre considerato molto, facendomi lavorare a stretto contatto con la prima squadra: abbiamo inserito molti giovani e ottenuto ottimi risultati. Basti pensare che, negli ultimi anni, tra Pro Vercelli e altre Società professionistiche, ci sono decine di ragazzi passati dal nostro Settore Giovanile: è stato fatto un bel lavoro.

In questi anni sono state tante le stagioni con ottimi risultati sportivi. Ma, per chi lavora con i giovani, meglio vincere un campionato o formare ragazzi? Per me, i campionati vinti più belli sono stati quelli in cui ho visto Vito Grieco e Alberto Gilardino avere in rosa quattordici o quindici ragazzi provenienti dal nostro Settore Giovanile: alcuni provenienti addirittura dalla nostra Attività di Base. Questo è il risultato sportivo per eccellenza.

Facciamo qualche nome: dei ragazzi passati nel settore giovanile della Pro Vercelli, c’è qualcuno che oggi milita tra i professionisti? Ce ne sono veramente tanti, fare un nome in particolare vorrebbe dire denigrare gli altri. Quest’anno la Pro Vercelli ha rinforzato l’attacco con Cristian Bunino: era stato con noi dai Giovanissimi fino alla prima squadra. Poi potrei citare Stefano Negro, Erik Gerbi, Raoul Mal… Senza dimenticare Gianluca Saro che ora è in Serie B con il Crotone e Giacomo Quagliata che gioca in Eredivisie con l’Heracles Almelo. Diciamo che ne abbiamo lanciati molti tra i professionisti. E, anche quest’anno, in prima squadra ci sono giovani aggregati che provengono dal Settore Giovanile. Siamo contenti di aver contribuito alla crescita sportiva e soprattutto umana di questi ragazzi. Il bello del nostro settore giovanile è che, negli anni, si è creata anche una scuola allenatori: sia Cristiano Scazzola sia Vito Grieco sono passati dal Settore Giovanile ad allenare la prima squadra. Anche questo è un risultato da non sottovalutare: non si sono formati solo calciatori, ma anche allenatori.

Tornando alla tua esperienza: che cosa ti rende orgoglioso di quello che hai fatto? Non avendo avuto un trascorso da calciatore professionista, mi rende orgoglioso il fatto di aver avuto la fiducia da parte della proprietà Secondo nello svolgere questa mansione per la squadra della mia città e del mio territorio. E poi aver contribuito alla crescita dei ragazzi e degli istruttori, che sono poi arrivati a ricoprire importanti ruoli in Pro Vercelli o in altre realtà. Senza dimenticare l’ambiente che si è creato: pulito e famigliare. I messaggi di stima e di affetto da parte dei genitori conosciuti in questi anni ne sono la conferma. In questo lungo percorso si sono create un’identità e una filosofia, sia per quanto riguarda i ragazzi sia per gli istruttori.

C’è qualche scelta, invece, che cambieresti con il senno del poi? Sono stati tanti anni, ma veloci. Perché non abbiamo mai avuto anni in cui programmare con tranquillità: o per le promozioni o per le retrocessioni o per il passaggio di proprietà. Il tempo era poco, sicuramente qualche errore lo abbiamo commesso e potevamo fare meglio. Ma tutto è stato fatto in maniera razionale, pensando al bene e al futuro dei nostri ragazzi. Mai a livello di tornaconto o ribalta personale. Chi mi conosce, sa che non ho mai sbandierato il mio operato o i risultati raggiunti: chi vuole vederli, può farlo: sono sotto gli occhi di tutti. Chi non vuole vederli, avrà i suoi motivi.

Cosa ti ha portato a scegliere di non proseguire la tua esperienza con la Pro Vercelli? Sinceramente non sono stato io a non voler proseguire, mi sono adeguato alla volontà della Società. Ho percepito che non c’era più la volontà di proseguire insieme nella mansione che svolgevo.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare per questa splendida avventura? Sicuramente il Presidente Massimo Secondo, i Direttori Giancarlo Romairone e Massimo Varini, Stefano Bordone, Antonino Avarello, Stefano Murante e tutti coloro con cui ho trascorso molti anni. Abbiamo condiviso un decennio. E, insieme a loro, tutti gli allenatori, dirigenti e le famiglie con cui ho avuto modo di entrare in contatto in questi anni. Ci sono sempre stati grande rispetto e chiarezza. Quando si ha un certo ruolo e si devono fare delle scelte, a volte non sono condivise: ma si sono sempre fatte con onestà e trasparenza. E poi ringrazio la mia famiglia, alla quale ho tolto un bel po’ di tempo.

Infine, non posso non chiedertelo: progetti per il futuro? Nell’imminente nulla. Fortunatamente non l’ho mai fatto come lavoro primario, ma ho sempre dedicato tempo e professionalità come se lo fosse. Al momento ho fatto qualche chiacchierata qua e là, ma non ho percepito qualcosa che mi stimolasse. Per me non è una questione di categoria o classifica: se l’ambiente è quello giusto e ci sono idee positive, sono pronto a rimettermi in gioco. Il calcio è sempre stata la mia passione: non ho giocato a livelli altissimi, ma lo pratico da quando sono un ragazzino. Per il calcio ho tolto spazio ai miei affetti famigliari. Se dovesse presentarsi un’opportunità, la valuterò con attenzione.    

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