News Alberto Gilardino (Foto Ivan Benedetto)


Alberto Gilardino (Foto Ivan Benedetto)
Pubblicato il 7 aprile, 2020 15:57 | by Michele Balossino

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Pro Vercelli, Gilardino a Eleven Home: “Soddisfatti del nostro percorso”

PRO VERCELLI GILARDINO ELEVEN HOME INTERVISTA / VERCELLI – Ospite della trasmissione Eleven Home, andata in diretta sulla pagina Fecebook di Eleven Sports e condotta dalla giornalista Jolanda De Rienzo, Mister Alberto Gilardino ha parlato della sua esperienza alla guida della Pro Vercelli. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.

 

PRO VERCELLI, LE PAROLE DI MISTER GILARDINO A ELEVEN HOME

In questo momento parlare di calcio e cercare di regalare un sorriso alla gente a casa è sempre un piacere. In questo periodo dobbiamo rimanere a casa, solo così possiamo aiutare chi è in prima linea per aiutarci e chi combatte contro questo virus. Adesso l’unica soluzione è questa, mi auguro e sono certo che tutti seguiranno il consiglio.

Sento regolarmente i miei giocatori, sto loro addosso a livello mentale: a livello fisico li ho lasciati abbastanza liberi, anche se hanno le tabelle personalizzate di allenamento e sono in contatto con i preparatori. Ho grande fiducia in loro fin dal mese di luglio. Se poi si dovesse ripartire con gli allenamenti, ci faremo trovare pronti e ritroveremo la condizione migliore.

Due anni fa ho smesso di giocare dopo l’ultima annata allo Spezia: era arrivato il momento di dire basta e ho subito colto l’occasione di seguire il corso a Coverciano. Appena ho smesso avevo l’idea di allenare, ma non ero ancora sicuro. Poi ho avuto l’opportunità di iniziare in Serie D al Rezzato e, quest’anno, grazie al Presidente Massimo Secondo e al Direttore sportivo Massimo Varini, ho avuto la grande occasione di guidare la Pro Vercelli. Rispetto all’anno scorso abbiamo cambiato tanto, abbiamo deciso di puntare sui giovani di proprietà e su qualche giocatore esperto. Poi abbiamo aggiunto anche calciatori della città, per coinvolgere la gente e i tifosi. Il lavoro è stato tanto fin da luglio, ma poi siamo partiti con una rosa competitiva e stiamo facendo bene.

Simone Rosso è un grande talento, qualitativamente è al di sopra della media dei giocatori di Lega Pro. Sta pagando alcuni infortuni degli anni precedenti, ma quest’anno sta giocando con continuità e ha già fatto 7 gol. Gli dico sempre che ha le qualità per giocare in categorie superiori, spero che in futuro possa avere questa occasione.

Siamo a pochi punti dalla zona salvezza e a pochi dalla zona playoff: è un campionato molto equilibrato. Il nostro è stato un percorso di crescita, come è giusto che sia con i giovani: i ragazzi devono poter sbagliare e vanno aspettati, non sempre andare a muso duro porta risultati. C’è grande dialogo quotidiano e questo stava portando buoni risultati.

Futuro? Non ci penso, la mia testa è a Vercelli e alla Pro. Il campo e i ragazzi mi mancano molto, aspettiamo di capire cosa succederà nelle prossime settimane.

Il Mondiale 2006 è qualcosa di indimenticabile, abbiamo e ci siamo regalati un sogno: tutti noi italiani dobbiamo ripartire da quella forza con cui partimmo per l’avventura in Germania, rimanendo uniti e compatti. Remiamo tutti nella stessa direzione, perché l’Italia dovrà rialzarsi: siamo il Paese più bello del mondo.

La differenza tra giocatore e allenatore è immensa: da calciatore pensi ad allenarti per quelle due o tre ore al giorno, da allenatore devi pensare tutto il giorno per 30 ragazzi. Lo faccio con grande passione e quindi non mi pesa affatto. Un allenatore deve avere la sua idea di calcio, ma poi deve capire – una volta arrivato in una squadra – le condizioni migliori e iniziare un percorso. Quest’anno ho capito che bisogna essere bravi a cambiare: siamo partiti con il 4-3-3, poi nel corso della stagione siamo passati al 3-5-2. Non bisogna cristallizzarsi su un modulo, anche perché non mi piace soffermarmi sui numeri: l’importante è come i giocatori mettono in pratica le idee.

Prandelli è stato importantissimo per la mia crescita come calciatore: l’ho avuto a Parma, poi a Firenze e anche per qualche partita in Nazionale. Ancelotti è un grandissimo uomo di gestione, ha allenato grandi club e vinto ovunque: posso solo parlare bene di lui, ascolta e dialoga molto con i giocatori.

La mia forza, da quando ho smesso, è stata lasciarmi alle spalle il passato da calciatore: se ti porti dietro i ricordi, fai fatica. Sto cercando di trasmettere il mio pensiero e la mia passione ai ragazzi e cerco di crescere con loro ogni giorno di più. Potevamo fare qualcosina in più, ma sono contento di quanto fatto fino ad ora. La Serie C è un campionato molto difficile, ancor più giocando con tanti ragazzi nati negli anni 2000.

L’esultanza del violino è nata durante una cena, ai tempi del Parma, con Marco Marchionni; volevamo fare qualcosa di particolare, allora gli ho detto: se segno faccio il violino e tu mi fai l’inchino. E così è stato, contro l’Udinese il sabato.

Lippi ha sempre avuto grande fiducia in me, mi ha portato al Mondiale 2006, al Mondiale 2010 e per alcuni mesi a giocare in Cina. È molto diretto, se ti deve dire qualcosa te lo dice in faccia.

Il mio gol più bello? Ne ho diversi in mente: con il Manchester United con la maglia del Milan in semifinale di Champions League, ad “Anfield” con la Fiorentina contro il Liverpool. Ce ne sono tanti, difficile scegliere.

Carosso è un ragazzo che abbiamo scoperto in estate: è una bella sorpresa, buonissimo piede, grande stacco di testa e fisicità; parliamo di un 2002, ha grandi margini di miglioramento. Può giocare a quattro, ma per me è perfetto per la difesa a tre.

Il Monza di Brocchi è stato costruito con grandissima qualità per vincere il campionato: meritano di stare dov’è e l’allenatore ci ha messo del suo. Hanno vinto il campionato già a dicembre.

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