Esclusive Massimo Varini (Foto Ivan Benedetto)


Massimo Varini (Foto Ivan Benedetto)
Pubblicato il 28 dicembre, 2020 14:47 | by Michele Balossino

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ESCLUSIVO – Massimo Varini: “Orgoglioso di vedere tanti ex Pro Vercelli in Serie A”

PRO VERCELLI INTERVISTA ESCLUSIVA MASSIMO VARINI / VERCELLI – Nel periodo delle festività natalizie abbiamo raggiunto telefonicamente Massimo Varini, ex Direttore Sportivo della Pro Vercelli, con il quale abbiamo parlato dell’attuale campionato delle “Bianche Casacche” e di tanti calciatori passati da Vercelli e ora approdati nel grande calcio. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni in esclusiva.

 

L’INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’EX DIRETTORE SPORTIVO MASSIMO VARINI

Buon pomeriggio Direttore. Ha avuto modo di seguire il campionato delle “Bianche Casacche”? Che impressione le ha fatto la squadra di Mister Modesto? In rosa ci sono tanti giocatori che avevano fatto benissimo già sotto la sua gestione. Si, ho avuto la fortuna di assistere ad alcune partite della Pro Vercelli. La squadra sta facendo un campionato di altissimo livello, giocando un calcio moderno, d’avanguardia e bello da vedere. Un gioco fatto di grande pressione e di ricerca costante del recupero palla in avanti, con attacco della profondità immediata: fa davvero piacere vederla giocare. Questo è un calcio evidentemente molto dispendioso, tenere quei ritmi per 90′ non è assolutamente semplice. Però sta facendo veramente bene: c’è stato un calo nell’ultimo periodo, ma è normale. Fa parte del gioco, non è possibile pensare di non calare mai. Perché se tieni quel ritmo per tutta la stagione, vinci il campionato a mani basse; per farlo serve una rosa ampia da far ruotare continuamente. Ma il calo, ripeto, ci può stare. Il merito è certamente di Mister Francesco Modesto, è stato molto bravo a trasmettere alla squadra quello che voleva; e i ragazzi sono stati bravi ad interpretare le sue idee. Bisogna fare un grande plauso al gruppo. La base è quella dello scorso anno, sia gli over sia gli under: avevano già fatto bene lo scorso anno con noi, poi sono stati implementati con giocatori interessanti come Zerbin, Nielsen e Hristov che hanno alzato il livello della squadra. Speriamo possano continuare così, perché vedere questa Pro Vercelli è veramente simpatico e la si vede molto volentieri.

A proposito di giocatori. Negli ultimi anni abbiamo visto numerosi calciatori passati da Vercelli che ora si stanno imponendo in Serie A. Si aspettava che Bani, Luperto, Sprocati e Ghiglione potessero fare una carriera di questo livello? Se rispondessi di sì, sembrerei presuntuoso. Ma la realtà è che sono giocatori di grande valore. In Mattia Bani ho sempre creduto, sono andato a prenderlo quando era ancora un ragazzino ed ero convinto potesse diventare un giocatore di livello piuttosto alto. Per creargli spazio decidemmo di cedere Cosenza – che aveva ancora un anno di contratto -, perché eravamo convinti che fosse già pronto per la Serie B e per giocare titolare. Sebastiano Luperto veniva da Napoli e aveva già una sua storia a livello di settore giovanile: è vero che non aveva mai giocato e non si poteva conoscere il suo impatto sulla Serie B, però il valore del giocatore era indubbio; non a caso era già nel giro delle Nazionali giovanili. Per quanto riguarda Paolo Ghiglione ero convinto, perché aveva tutto per diventare calciatore: il carattere, la forza, la corsa e il voler arrivare a tutti i costi. Penso farà sempre meglio in Serie A. Infine, Mattia Sprocati: è stata un’operazione in cui ho creduto tantissimo. Purtroppo nell’anno e mezzo che è stato con noi non è mai arrivato ai livelli che poteva raggiungere; però aveva grandi qualità e doveva andare via da Vercelli perché era troppo vicino a Monza, dove risiedono la sua famiglia e i suoi amici: non riusciva a resistere e non era ancora pronto a livello mentale, doveva andare lontano da casa. Infatti, a Salerno ha fatto quella maturazione che gli ha permesso di arrivare in Serie A; magari non da titolare, ma quando entra dimostra sempre le sue qualità Se avesse un carattere diverso, potrebbe giocare tranquillamente titolare: ha qualità tecniche e fisiche di altissimo livello. Ovviamente senza dimenticare La Mantia, Mustacchio, Scavone e Marchi: giocatori che sono diventati molto importanti per le sorti delle loro squadre e che sono passati dalla Pro Vercelli, arrivando tutti a parametro zero.

Quest’anno, invece, la Serie A ci sta proponendo tra i suoi protagonisti due vecchie conoscenze della Pro Vercelli: Provedel e Messias. Il portiere dello Spezia fu grande protagonista nell’annata di Longo, mentre per il secondo quanto rammarico c’è per non averlo potuto schierare? Ci racconta qualche retroscena di quella vicenda? Per quanto riguarda Ivan Provedel, diciamo che è stata una nostra scommessa e, in particolare, mia. Me lo ricordavo ad inizio carriera e mi sembrava destinato a giocare a buoni livelli. L’avevo cercato per due o tre anni, anche quando eravamo in Serie C: ma lui non ha mai accettato, pensando di poter già essere pronto per piazze diverse come Pisa, Modena e Perugia. Invece, non era ancora il momento per lui. Ci abbiamo scommesso perché avevamo ceduto Pigliacelli e ci dovevamo credere. Aveva grandi qualità, fisicità, con i piedi era bravissimo. Noi abbiamo sempre avuto la fortuna di avere un grande preparatore dei portieri, Antonello Degiorgi, che è ancora alla Pro Vercelli: se uno va a rivedere i portieri passati da Vercelli, si renderà conto che tutti hanno fatto bene e sono cresciuti esponenzialmente. A partire da Valentini, per poi passare a Provedel, Pigliacelli e tutti gli altri. Per finire con Saro, che stiamo vedendo oggi: i meriti sono di chi li ha allenati, poi io magari ho avuto il merito di crederci. Il nostro lavoro è quello di fare delle scelte, a volte ci prendi e a volte no. Per quanto riguarda Messias, è una storia troppo bella adesso. Dopo un’annata al Chieri, su segnalazione di Stefano Murante (attuale Team Manager della Pro Vercelli), ero andato a vedere questo ragazzo brasiliano che aveva giocato precedentemente a Casale e di cui parlavano tutti bene. Era uno di quei colpi che dovevamo fare, anche per la patrimonializzazione societaria. Sono andato a vederlo con il Chieri e anche nella finale di Coppa Italia Dilettanti, che si svolse a Firenze tra il Chieri e l’Albalonga. Mi ricordo che sono entrato allo stadio e, dopo cinque minuti di partita, Junior Messias fece un gol straordinario con pallonetto all’uomo davanti e tiro al volo all’incrocio dei pali. Sono stato lì ancora una mezz’oretta, avevo già visto abbastanza. Successivamente abbiamo fatto l’accordo con l’agente, Bonetto, perché sembrava si potesse tesserarlo in seguito al cambiamento di una regola sul discorso degli extracomunitari. Quindi, con il Presidente Massimo Secondo, facemmo la scelta ponderata di andare a chiudere per questo ragazzo che aveva una qualità incredibile. Il Pres disse di sì e Messias fece tre mesi con noi a partire dal ritiro di Cantalupa: si vedeva che era un giocatore di qualità vera. Abbiamo tentato in tutti i modi di tesserarlo: in un primo momento ci diedero l’ok, poi ce lo tolsero. Insomma, alla fine non potemmo tesserarlo e il ragazzo, per forza di cose, doveva continuare a giocare. Pur a malincuore, dovemmo lasciarlo libero e Messias andò al Gozzano. Ora, quando lo vedo giocare in Serie A, da un lato mi fa un piacere enorme, perché è un ragazzo straordinario; dall’altro, se penso che noi ci eravamo arrivati quattro anni prima rispetto al Crotone, dispiace molto. Il salto dai dilettanti ai professionisti l’ha fatto da noi, peccato non abbia potuto giocare. La cosa che ancor mi fa più rabbia è che Mister Grassadonia ci credeva molto e lo avrebbe fatto giocare titolare in Serie B.

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